Sempre più spesso si sente parlare di “comunità energetiche”, ma probabilmente pochi sanno effettivamente cosa siano e come funzionino.
Abbiamo incontrato Giulio Signorini, geometra ecologista che ha fatto del risparmio energetico e delle rinnovabili una delle sue ragioni di vita.
Ecoló: iniziamo dalle basi: cos’è una comunità energetica?
Giulio Signorini: Essenzialmente la comunità energetica è la costituzione di un gruppo di persone che condividono l’autoproduzione di energia. In inglese si definiscono “prosumers” e sono al tempo stesso produttori ed utilizzatori di un bene, in questo caso dell’energia elettrica.
Esistono poi diversi tipi di comunità energetica: quella che fa riferimento ad una singola unità immobiliare (il grosso condomino, ad es.) e quella che collega più realtà sul territorio purché facciano capo alla stessa centralina.
Ecoló: Quindi anche un condominio potrebbe diventare comunità energetica? E quali sarebbero i pro e i contro?
GS: Certamente. Attualmente proprio un progetto di comunità energetica è stato proposto alle Piagge ad un condominio di 24 appartamenti. In questo modo si costituirebbe un’unica comunità dell’energia di 24 alloggi ed altrettanti garage. Si parla, in questi casi, di “autoconsumo collettivo” più che di comunità dell’energia, perché l’energia viene prodotta e consumata nello stesso luogo.
Certamente, quando la comunità è costituita da un blocco abitativo la produzione e il consumo sono leggermente squilibrati, perché proprio nelle ore di maggior produzione c’è, generalmente, un minor uso di energia. Si calcola che l’autoconsumo si aggiri, in questi casi, intorno al 30%-35%. È certamente possibile ovviare parzialmente a questo problema con gli accumulatori, così da poter fare l’autoconsumo anche la sera arrivando così ad un consumo del 50% dell’energia prodotta.
Ecoló: Questa idea di un condomino capace di auto-produrre l’energia di cui necessita ci sembra genaile! Ma ci sono soluzioni che consentono di consumarla interamente?
GS: La soluzione migliore sarebbe quella di coinvolgere nella comunità energetica anche altre attività con necessità ed orari diversi. La soluzione ideale sarebbe avere soggetti che si alternano nell’uso dell’energia, come ad esempio una scuola, delle abitazione e alcuni negozi e dei ristoranti.
Ecoló: Quali sono le difficoltà attuali nella creazione di comunità energetiche?
GS: Una comunità dell’energia deve oggi obbligatoriamente rientrare sotto una stessa cabina di trasformazione, rendendo più complicata la collaborazione tra strutture diverse all’interno dello stesso territorio.
Ecoló: Come si costituisce una comunità dell’energia?
GS: A livello formale serve un capofila, se c’è, oppure basta istituire un’associazione con codice fiscale. Gli associati possono decidere come dividere il consumo e se acquistare dai soci stessi l’energia non usata. I comuni potrebbero fare da promotori, come accade a Biccari, ed essere parte della comunità stessa.
Ecoló: Come influisce sui consumi essere produttori?
GS: L’essere responsabili dell’energia che si produce può certamente influire sui consumi. A Firenze l’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, n.d.r.) ha installato in 150 abitazione un monitor che segnalava il consumo istantaneo, quotidiano e mensile di gas ed energia. In questo modo si è avuto una riduzione media dei consumi del 15%.
Quando si costituiste la comunità diventa necessario sapere quanto e quando si consuma!
Ecoló: Grazie per la tua disponibilità Giulio!
Le comunità energetiche sono una soluzione interessante per la riduzione del consumi e per acquisire una sempre maggiore consapevolezza sul valore economico, sociale ed ecologico dell’energia.
Per questo Ecoló Sesto ha tra i suoi obiettivi principali la realizzazione di comunità su territorio sestese per rendere il nostro comune sostenibile, consapevole ed ecologico.