Abbiamo intervistato Gianluca Ruggieri, ingegnere ambientale, ricercatore universitario e socio fondatore di ènostra.
Ecoló: Che cosa è ènostra?
Gianluca Ruggieri: ènostra è una cooperativa – probabilmente al momento la più importante cooperativa in Italia che si occupa di fonti rinnovabili – che produce e vende elettricità da fonti rinnovabili.
E: Ci dai tre buoni motivi per i quali un utente che non ha mai cambiato fornitore di energia dovrebbe scegliervi?
GR: Il primo è che cerchiamo di essere protagonisti della transizione energetica con un progetto che tiene insieme, da una parte l’efficienza energetica dall’altra la produzione di elettricità da fonti rinnovabili. Il secondo è che essendo una cooperativa non siamo a scopo di lucro e quindi tutti i benefici generati vengono poi ripartiti tra i soci. Il terzo è che è un vero progetto di comunità anche se di grandi dimensioni.
E: Quanti sono i soci?
GR: Siamo più di 9.000 oramai, in crescita da quando siamo nati. La cosa importante è che siamo arrivati alla soglia, per noi considerata critica, intorno alle 5.000 persone, che ci consente di essere sostenibili nel tempo e operare con maggiore tranquillità.
E: Come si fa in pratica a cambiare operatore?
GR: Essendo una cooperativa, ènostra, richiede di diventare soci con un versamento iniziale di 50€ per poter attivare il contratto. Detto questo, diventare socio, attivare il contratto di fornitura e interrompere il contratto precedente è un’unica operazione che si fa compilando una procedura online (pensiamo noi a contattare il precedente fornitore del passaggio). E’ tutto molto semplice e guidato, di solito per uno che ha una minima alfabetizzazione informatica non costituisce un problema. Una volta diventati soci, attraverso il pagamento di una sorta di prima bolletta “0” del valore di 50€, il trasferimento dell’utenza avviene in un’unica operazione. Se uno è titolare di più contratti l’iscrizione a socio è sufficiente effettuarla solo alla prima attivazione.
E: Mi posso aspettare che, almeno nel breve periodo, potrebbe aumentare il costo di quanto andrò a spendere?
GR: Al momento, per la tariffa standard dei soci cooperatori (che versano come si diceva 50€ una tantum), abbiamo un extra costo equivalente a un cappuccino al mese rispetto al servizio di maggior tutela (tra i 10 e 15 € all’anno per una bolletta media). Poi c’è la possibilità di diventare socio sovventore, con la possibilità di attivare una tariffa particolare chiamata “prosumer” che due caratteristiche particolari. La prima è di avere un prezzo fisso che dipende soltanto dalla prestazione dei nostri impianti, quindi completamente sganciato dal mercato dei fossili e, in un momento come questo in cui il gas ha un prezzo alto diventa molto conveniente. L’anno scorso invece, quando il costo di generazione era molto più basso ovviamente non eravamo competitivi. L’altra caratteristica è che ha un bonus e quindi vengono in qualche modo scalati dei kWh proporzionali con il tipo di investimento che si è fatto (stiamo parlando di investimenti di cifre relativamente piccole, dai 500 ai 1.000-2.000 €, poi ognuno trova la sua taglia, anche in funzione dei suoi consumi). In un momento in cui il kWh del mercato costa tanto – come questo – il beneficio economico è molto rilevante in termini proprio di rendimento percentuale sul capitale investito, con pochi concorrenti al momenti. (ndr … e che magari sono investimenti in mine antiuomo!).
E: Un freno al passaggio di fornitore potrebbero essere dubbi sulla vostra solidità societaria (pensiamo ai casi di Eviva e Gala). Si tratta di un dubbio infondato? O ènostra potrebbe andare a gambe all’aria nel giro di qualche mese mettendo in difficoltà chi vi sceglie?
GR: Ovviamente tutte le imprese, compresa ènostra, hanno un rischio che fa parte della vita delle imprese. Nel nostro caso il tentativo che è sempre stato fatto è quello di crescere in maniera equilibrata tra la nostra produzione e la nostra vendita e di avere contratti che ci garantiscano, difatti in questo momento tariffe fortemente convenienti riusciamo a farle soltanto per l’energia che produciamo noi. E’ chiaro che, per esempio, avendo appena inaugurato una pala eolica, se questa dovesse crollare costituirebbe un problema, però, per le dimensioni che abbiamo adesso, sarebbe un problema che saremmo in grado di gestire.
Eravamo molto più a rischio quando all’inizio eravamo una piccola società con 1000-2000 soci e per i primi anni abbiamo accumulato delle perdite, comunque previste dai nostri piani. L’idea era che essendo pochi non potevamo tenere i prezzi molto alti per non fare buchi in bilancio ma rischiando poi di non convincere nessuno a diventare socio. Abbiamo invece optato per tenere i prezzi relativamente bassi sapendo di correre qualche rischio iniziale, ma adesso che siamo alle dimensioni che dicevamo prima i conti tornano e con il 2020-2021 andremo a coprire una parte significativa delle perdite accumulate nei primi 5-6 anni di attività. Quindi il rischio c’è sempre, però per come si è costruito il modello, lontano da qualsiasi tipo di speculazione, questo è per sua natura anche un pochino più stabile e tranquillo.
E: In un mercato in cui tutto viene venduto come “green” come faccio ad essere sicuro che ènostra non sia l’ennesima operazione di greenwashing?
GR: Tre cose: la prima è che sulla totalità della nostra energia abbiamo le garanzie d’origine, certificazioni che garantiscono sulla provenienza da fonti rinnovabili. La seconda è che abbiamo degli impianti di proprietà che sono fatti secondo dei criteri, non solo di rinnovabilità, ma anche di basso impatto ambientale. Il terzo tema, che per noi è sempre fondamentale, è che il nostro è un progetto a 360°. Il supporto che diamo ai nostri soci che vogliano produrre energia elettrica a casa loro con un impianto fotovoltaico, o ridurre i loro consumi energetici, per esempio con operazioni come quelli presenti adesso favorite dal Superbonus 110% o altro tipo di detrazioni, fa sì che emerga chiaramente come il progetto della cooperativa sia quello di abbattere l’impronta ecologica dei nostri consumi energetici. Per assurdo, se un giorno tutti i nostri soci fossero totalmente autosufficienti in termini di consumo energetico, ènostra a quel punto potrebbe chiudere e lo farebbe avendo raggiunto il suo obiettivo, che è quello della transizione. Il nostro obiettivo non è quello di massimizzare il fatturato o il rendimento sul capitale investito, il nostro obiettivo è fare l’interesse dei soci. E’ un approccio molto diverso di quello che ha un grosso investitore che, in questo momento trova la tematica green molto interessante e ci si butta dentro e magari si fa pochi scrupoli su cosa c’è veramente dietro.
E: Esistono realtà simili a ènostra in Europa e nel mondo?
GR: ènostra fa parte di un movimento più ampio, in particolare facciamo parte di RESCOOP, associazione europea delle cooperative e iniziative di comunità che si occupano di rinnovabili in Europa. Lavoriamo soprattutto con altre realtà europee ma esistono altre realtà nel mondo, che hanno un approccio simile ma con modelli diversi, a seconda del contesto locale. Per chi fosse interessato ad approfondire recentemente è uscito “We the power” documentario prodotto da Patagonia ne racconta alcune.
GR: C’è un rapporto tra ènostra e comunità energetiche? Cosa pensi della modifica alla legge che le regolamenta e che futuro industriale vedi per questo tipo di progetti?
E: La nuova legge è ancora in bozza per cui ci sono ancora molti punti di domanda. Rispetto alla legge attualmente in vigore ci sono sicuramente aspetti positivi che allargano le dimensioni della comunità energetica. Le comunità energetiche sono per loro natura indipendenti a controllo locale ed i membri possono scegliere il fornitore, ma nell’ottica della transizione abbiamo lavorato, stiamo lavorando e lavoreremo alla promozione di realizzazioni di comunità energetiche: al momento stiamo portando avanti una dozzina di progetti, con differenti stati di avanzamento. Il nostro ruolo è di facilitatore iniziale del progetto con la redazione di studi di fattibilità, oppure con un ruolo più tecnico di assistenza nel dimensionamento e realizzazione del progetto collettivo, altrimenti è di dare supporto alla definizione dello statuto della comunità energetica che si va a formare. In sintesi abbiamo un ruolo di consulenza su tutto il percorso che porta alla creazione dell’ente giuridico. Anche se si potrebbero vedere questi progetti come concorrenti siamo contenti di aiutare allo sviluppo di questo approccio.
E: Se fossi un condominio che vuole creare una comunità energetica posso rivolgermi a ènostra per avere un supporto al loro percorso fornendo una consulenza? E quanto potrebbe costare?
GR: Il costo dipende da cosa ci viene chiesto di fare e non è detto che sia conveniente. Mentre in passato il “conto energia” era molto generoso adesso è necessario prestare molta attenzione, altrimenti la consulenza rischia di costare più del beneficio economico, per cui stiamo attenti a dosare il tipo di intervento che proponiamo a chi ci contatta. Nel caso di condominio, il consiglio è che sia il condominio stesso a fare la parte di discussione e partecipazione inziale, curando noi dimensionamento e valutazione tecnico-economica del progetto, con un costo di consulenza molto limitato.
E: Se oltre a cambiare operatore volessi investire in ènostra, quali prospettive e rendimenti mi aspetterei?
GR: Oltre a quanto detto prima, il motivo per cui immagino che qualcuno possa voler investire in ènostra è favorire l’uscita dalla dipendenza dei fossili. Dopodiché in un momento come questo, con il costo dei fossili molto alto, questa scelta può voler dire guadagnarci molto. In altri momenti potrebbe voler dire guadagnarci meno. La scelta quindi dipende molto dalle motivazioni personali. La tariffa è stata disegnata perché possa essere conveniente quasi sempre nelle condizioni di mercato che ci possiamo aspettare, però potrebbe ricapitare come l’anno scorso durante il lockdown che il prezzo dell’energia crolli a causa dell’eccesso di offerta in quel caso la nostra tariffa non sarebbe più conveniente. Certo se qualche calamità compromettesse il nostro impianto di Gubbio questo cambierebbe il beneficio per l’investitore.
E: L’investimento però è in ènostra, non in un unico impianto, corretto?
GR: Sì, ma un l’impianto appena realizzato è piuttosto grande rispetto al totale della nostra produzione.
E: Quanta energia producete attualmente?
GR: Con l’entrata in funzione di questo nuovo impianto arriveremo a 3 GWh/annui a regime e con il vento atteso, al momento la produzione è di 1,1 GWh/annui
E: Noi vediamo nel prosperare di esperienze come la vostra piccoli segni di transizione ancora in gran parte sulla carta nel nostro paese. Cosa pensi che manchi nel nostro paese perché possa prendere davvero il via il cambiamento necessario?
GR: Stiamo piano piano arrivando al momento in cui c’è una consapevolezza diffusa che la transizione e la decarbonizzazione siano una strada segnata. Ci abbiamo messo parecchio tempo: il protocollo di Kyoto è del 1997 e quindi sono passati quasi 25 anni, però alla fine ci siamo più o meno arrivati. Il punto è che ci possono essere modelli diversi di transizione, quelli in cui vengono ribaditi i poteri delle grandi aziende oligopoliste o modelli in cui c’è maggiore potere alle comunità e ai cittadini; modelli in cui c’è una maggiore attenzione al tema della povertà energetica, di una giusta transizione, e modelli in cui questi sono considerati perdite collaterali, come si diceva alle volte. Di sicuro è una buona notizia che nell’ultima settimana si è sentito il presidente Draghi dire delle cose che non ha mai detto nessun Presidente del Consiglio italiano. Probabilmente quello che manca è una visione di insieme che faccia sì che questa transizione, che più o meno adesso sappiamo che dobbiamo fare, venga disegnata in modo tale che se qualcuno deve pagare di più, sia qualcuno che se lo può permettere, e chi non se lo può permettere possa partecipare a questo processo senza essere escluso. Faccio esempi molto banali. E’ chiaro che nel momento in cui mettiamo forti incentivi sulle auto elettriche, che vanno a premiare auto di grande cilindrata, che magari costano 50 – 70 mila euro, disegniamo dei destinatari di questi benefici che non sono esattamente i ceti meno abbienti. Un altro esempio banale, nella Regione dove abito, la Lombardia, come operazione post-covid per rilanciare l’economia si è pensato di concludere la costruzione dell’autostrada pedemontana; io non credo che costruire nuove autostrade sia un modo per facilitare la transizione, almeno al momento. Magari fra 20 anni avremo tutti mezzi di trasporto super-efficienti e a zero emissioni, e allora ne riparliamo, ma al momento se ho delle risorse non le metto certo nella costruzione di nuove autostrade, perché vado esattamente nel senso opposto.
E: La politica potrebbe fare di più per aiutare progetti cooperativi come il vostro? Avete interlocutori utili nelle istituzioni? Sentite la mancanza di referenti credibili sulla transizione ecologica?
GR: Abbiamo avuto degli interlocutori e tuttora abbiamo interlocutori che ci ascoltano. In generale, mi sembra di poter dire che per fortuna siamo nati qualche anno fa e arriviamo a questo momento, che è un momento di grandi cambiamenti sia sul piano delle comunità energetiche sia sul piano della transizione in generale, avendo messo dietro le spalle un po’ di anni di attività, un po’ di credibilità , un po’ di numeri, che fanno sì che siamo un interlocutore credibile anche per le istituzioni, che non sono solo la politica, perché nel settore energetico ci sono enti e l’Autorità che hanno un ruolo importante.
Quando ormai tre anni fa si discuteva di come mettere nelle Direttive europee il tema delle comunità energetiche, abbiamo lavorato benissimo con esponenti italiani al Parlamento europeo e oggi lavoriamo bene con la Commissione Industria del Senato italiano. Quindi ci sono persone con cui abbiamo avuto relazioni, ma mi sembra che la cosa più interessante sia il fatto che siamo arrivati ad avere una dimensione ed una credibilità tale per cui siamo abbastanza riconosciuti al di là dell’avere un contatto nelle istituzioni che ti ascolta perché ti conosce personalmente e apprezza il tuo progetto.
Sul fatto che la politica possa fare di più per aiutare progetti imprenditoriali come il nostro, capisco che è complicato. Mi verrebbe da dire ‘semplificare’, ma è chiaro che c’è anche un tema di garanzia degli utenti finali.
E allora se semplificare poi rischia di introdurre situazioni come quella che citavi prima (ndr Gala), se tu favorisci la creazione di cooperative energetiche e lo fai in un modo che poi apre le porte a progetti speculativi, forse non stai facendo la cosa migliore.
Quindi io non saprei darti una risposta precisa su come poter favorire. Di sicuro c’è tutto un tema di semplificazione burocratica nel campo delle rinnovabili che però è più generale, cioè non riguarda solo noi ma più meno tutti gli operatori, che complica tanto, allunga i tempi e di conseguenza aumenta poi anche i costi. Cioè tecnologie che tecnicamente potrebbero essere anche competitive e convenienti, poi non lo sono perché tu inizi a fare un progetto e non sai quando finisce e non sai se finisce bene o se non finisce bene, cioè hai molto poche certezze.
E: Grazie del tuo tempo e della tua disponibilità Gianluca!
Data di pubblicazione: 11 Ottobre 2021
Autore: Redazione